martedì 17 maggio 2011

Il Mac, il caposcalo e un volo per Roma. Una storia vera.


La mattina del 16 maggio tento inutilmente di effettuare il web check-in nell’immancabilmente malfunzionante sito internet di Alitalia, che così bene rappresenta tanto l’omonima azienda di trasporto aereo di bandiera quanto il paese che ha siffatta bandiera, per il mio volo di rientro da Torino a Roma. Mi rassegno a perdere tempo in aeroporto e programmo con opportuno anticipo il mio arrivo a Caselle. Ivi giunto, prendo atto che lo stesso problema sussiste con il terminale di self check-in e mi preparo ad affrontare il personale in un vis a vis diretto che tendo in genere ad evitare.
Preannuncio al lettore che quanto segue andrà a corroborare ulteriormente la già ben nutrita fondatezza di questa mia tendenza.
-Buongiorno. Non riesco a effettuare il check-in per Roma presso il terminale automatico. Mi chiamo Troccoli e ho il volo delle 17.15 per Roma.
-Buongiorno.- (faccia stanca, di chi sta lì per puro caso) -Mi dà un documento, prego?
-Ecco a lei.
Tac tac tac.
-Ma lei ha volato l’andata da Roma?
Tac tac tac.
-Certo. Se sono qui…
-Potrebbe essere venuto in altro modo.
Tac tac tac.
-Mi scusi, qual è il problema?
Tac tac tac.
-Il problema è che nel sistema non risulta che lei abbia volato l’andata.
-E allora?
-E allora non posso emettere la carta d’imbarco per il ritorno.
-Guardi, ho volato l’andata il 13 maggio alle 13.25 da Roma a Torino. La prego, controlli.
Tac tac tac.
-Non avrebbe la carta d’imbarco per l’andata?
-L’ho gettata via, ovviamente.
-Aspetti. (espressione sempre più stanca e annoiata, solleva la cornetta telefonica come se pesasse un quintale)
-Pronto? Ciao, ho qui un passeggero dell’AZ per Roma delle cinque e dieci che non riesco a imbarcare (…) eh, mi dice di no, che non l’ha volato (…) no lui sostiene che ha volato l’andata (…) no, non l’ha, l’ha buttata (espressione di incomprensibile biasimo al mio indirizzo).
-Lei proprio non l’ha la carta d’imbarco, eh?
-Le ho detto che l’ho gettata via. Perché avrei dovuto tenerla?
-L’ha buttata (di nuovo al telefono), te l’ho detto (….) sì, va bene.
-Senta, lei deve dimostrare di aver volato l’andata…
-Ero al posto 6F di un Airbus A321, poltrone grigie con slide per carta di credito atrofizzati sugli schienali, assenza dei vani centrali per l’uscita d’emergenza. Probabilmente un modello di quelli che avete comprato da AirOne e ripitturato solo all'esterno. Le basta?
-Pronto? Dice che era al 6F di un trevventuno (…) eh, lo so.
-Magari ha la carta d’imbarco nel PC?
-E se non avessi il PC? Assurdo.- replico. -Alitalia… sempre peggio, eh? Spero di averla conservata sul desktop prima di stamparla.
Mi chino, estraggo il Mac, che per fortuna ho portato con me, avvio il sistema e visualizzo il pdf della carta d’imbarco, che sempre per fortuna ho conservato in una cartella apposita.
Il Mac troneggia sul desk del check-in in una situazione paradossale e grottesca. L’addetta guarda allibita, come se solo allora capisse che a mentire non sono io.
-Pronto? L’ha nel PC, qui davanti a me (…) sì, aspetta…
-Senta, si può collegare e inviarla per e-mail al caposcalo?
Mi monta la rabbia.
-No, non lo farò. Mi dica invece dove trovo il caposcalo. Ci vado personalmente.- digrigno.
-Vede la macchina bianca? (un modello di auto in esposizione promozionale). Prenda la scala là dietro e salga su, terza porta a sinistra.
Trovo la porta, che era la seconda a destra, con un po’ di difficoltà. Irrompo nello stanzino in cui siede un uomo alto, brizzolato e con cute imbrunita da settimane di lampade. Mi viene spontaneo il pensiero che quelle lampade devono aver rappresentato la sua sola preoccupazione degli ultimi tempi. Il Mac aperto fra mano e la spalla, due borse nell’altra mano, un golfino alla vita e la giacca sull'altra spalla. Sono sudato, a Torino fa molto caldo. E sono anche piuttosto incazzato.
-Questa cosa è assurda.
Il caposcala mi guarda come se non sapesse di cosa parlo. In effetti non lo sa.
-Allora? Sono quello che deve dimostrare di aver volato l’andata facendovi vedere la carta d’imbarco nel portatile!
-Ehm, penso che siano gli operativi a seguire la cosa. Venga.
Si alza.
-Guardi, lei è il caposcalo?
-Sì…
-Ecco, allora andiamo dagli operativi, ma questa situazione è folle, se ne rende conto?
Andiamo alla porta successiva, dove conto sei o sette, fra donne e uomini impiegati in quella che suppongo sia la loro occupazione preferita: chiacchierano allegramente.
Una donna giovane si alza e mi viene incontro. La presenza del caposcalo in persona l’ha intimidita e forse sa di aver combinato un bel casino.
-Il signor Troccoli? Sì, è tutto a posto! -sfodera un sorriso che da bambino chiamavamo “Mentadent”. il dentifricio con i coloranti fasulli.
-Tutto a posto? - la mia voce rasenta il livello del grido. -Tutto a posto? IO devo dimostrare a VOI che ho volato l’andata?
Il caposcalo è a questo punto incuriosito (ma non troppo sorpreso) e rivolgendosi alla sottoposta domanda: -Ma cosa è successo?
-Ecco, non risulta che il signor Troccoli abbia volato l’andata da Roma, per cui avevamo difficoltà a emettere la carta d’imbarco per il ritorno. Gliel'ho chiesta per posta elettronica per avere un giustificativo per l'emissione.
E rivolgendosi verso di me continua: -Ma vada pure, la sua carta d’imbarco è stata comunque già emessa. (sorriso ebefrenico da marketing di quarta generazione, falso come una banconota da tre euro).
-No. La mia carta d’imbarco VERRÀ emessa solo dopo che lei avrà autorizzato l’emissione. Così hanno detto sotto. Il che è semplicemente folle. Voi avete un database e tutto il resto, e un passeggero dovrebbe preoccuparsi di conservare la documentazione del volo precedente. La vostra compagnia è sempre stata e rimane un fallimento cronico. Meno male che sono arrivato in aeroporto in anticipo.
-Avrei comunque risolto il suo problema. Vada pure, la sua carta è pronta giù. Arrivederci.
-Spero di no.- è la mia ultima sentenza al suo indirizzo, che si perde mentre già mi allontano nel corridoio di un ufficio dove c’è tanta gente che fa finta di lavorare, e per una compagnia che è stata salvata, come al solito, con i soldi di noi che lavoriamo.
Quando torno dalla prima impiegata, apprendo che non lavora per Alitalia ma per la società di gestione dell’Aeroporto di Torino.
-Meglio per lei.- le dico.
E meno male che avevano creato la “Good Company”.
ALITALIA = Always Late In Take-off, Always Late In Arrival.
È proprio vero. Sempre in ritardo.
Non solo con i voli.