giovedì 29 novembre 2012

Da oggi.

Signore e Signori, da oggi I Dintorni chiude.
La scrittura è amore.
L'amore si fa in due.
Se si è soli, un sano foglio di carta è la scelta migliore.
E' stato bello.
Ma come ogni cosa, è finita.
Pace, amore e salute a tutte e tutti.

domenica 25 novembre 2012

Per Amore.

Un vecchio racconto, che mi rendo conto che sta meglio qui, nei Dintorni. Lo trovate anche nella raccolta "Domani Forse Mai" edita da Wild Boar/Rill, appena pubblicata.



Per amore

Non avrei mai pensato che sarei stato felice di entrare in una Chiesa.
Eppure quel giorno lo ero, e molto. Sono sempre stato un ateo impenitente, e se fosse stato per me Helene non avrebbe dovuto sposarsi in un posto simile. Fosse stato per me Helene non avrebbe dovuto sposarsi affatto. Ma non era da me che poteva dipendere quella scelta.
Lasciando da parte il mio pensiero sull’argomento, devo riconoscere che fu proprio una bella giornata. Una splendida giornata di sole nel cuore delle Alpi, lassù, a milleduecento metri; era lì che si trovava la piccola cappella degli alpini che lei aveva voluto. Gli invitati mormoravano che lui avesse accettato con gioia tutte le scelte che lei aveva espresso riguardo quella giornata. Non ho alcuna difficoltà a capirlo. Anch’io al posto suo l’avrei lasciata fare.
Helene è sempre stata così. Persino quando era in difficoltà enormi; difficoltà che spero che ora lei non ricordi neppure nei suoi peggiori incubi. Voleva sempre decidere in prima persona; non lasciava mai che qualcun altro lo facesse al posto suo, nemmeno se era convinta che fosse per il suo bene.
L’avevo conosciuta molti anni prima. Era difficile dire esattamente quanti, e lo è tuttora. L’avevo amata, e forse quel giorno la amavo ancora. Ma chi voglio prendere in giro… la amo ancora oggi.
L’aria era ferma, il sole era caldo, e l’odore dell’erba fresca e dei fiori dei monti mi stordiva, tanto era forte. Sono abituato all’odore acre del solfuro, a quello pungente dell’ipoclorito, a quello dolce del permanganato, io; per me il puzzo del gas dei becchi Buntsen usati per scaldare le provette è stato un compagno di gioventù. Sono sempre stato un animale da laboratorio, e per fortuna, dico oggi; e poi a lei questa mia vocazione era sempre piaciuta, tutto sommato.
L’altro topo da laboratorio, mi chiamava sempre.
Tutt’intorno, il vociare diffuso dei pochi invitati si confondeva con il ronzio delle vespe; a tratti, le campane del vicino pascolo delle vacche erano il solo rumore che interrompeva quella monotona, dolce e soporifera sinfonia. Avrei potuto addormentarmi sereno, disteso sul prato fiorito.
Ma quella giornata, per il Dio di Helene, non l’avrei mai persa per nulla al mondo.
La cerimonia era già finita, in realtà; c’era stato anche il lancio del riso, e lei ora stava girando fra gli invitati, per i saluti, gli auguri, i sorrisi.
La vidi camminare. La vidi correre. La vidi persino saltellare come una bimba verso il vecchio zio che tanto amava.
Quando mi vide, feci in tempo a strofinarmi il viso e asciugare le lacrime sotto i provvidenziali occhiali scuri. Si avvicinò a me, titubante, indecisa. Continuava a fissarmi, e conoscendola sapevo benissimo quanto si stava sforzando di ricordare, per arrivare da me con un nome e un saluto pronti fra le labbra. Per un attimo pensai che mi avesse riconosciuto. Sarò sincero, lo sperai. In fondo non ci sarebbe stato nulla di male.
Naturalmente, non fu così.
“Buongiorno” dissi io per primo, per rompere il ghiaccio.
Aveva i capelli corti, come se in quella nuova vita avesse deciso di trasformare anche il suo aspetto. Era ancora più bella di come la ricordavo, e non poteva che essere così.
“Buongiorno…” ricambiò.
“Io sono Jean. Jean Blisset.”
Avevo mentito, ma solo in parte. Non so perché, ma non ce la feci a presentarmi con il mio vero nome. Quel giorno non potevo permettermi di essere me stesso. Altrimenti avrei rischiato di provarci gusto, e avrei potuto rovinare tutto.
“Allora lei è…”
“Sono il fratello di Antoine.”
“E dov’è lui? Antoine… è qui?”
“Purtroppo Antoine non è potuto essere presente. Si trova all’estero per un appuntamento di lavoro. Non poteva mancare; mi ha mandato personalmente, per farsi perdonare.”
Sorrise.
“Antoine non ha proprio nulla da farsi perdonare da me. Mai.”
“So che è stato molto importante nella sua vita.”
“Antoine me l’ha salvata, la vita. Avevo solo quattro anni. Se quel giorno lui non fosse stato lì a prendermi  e strapparmi via all’improvviso, io sarei stata investita da quel pirata. E ora sarei morta.”
No, non saresti morta, piccola mia. Sarebbe stato peggio, molto peggio.
“Sa” aggiunse “è il ricordo più lontano che ho dentro di me. Il primo ricordo, forse, dalla mia nascita. Sento ancora le sue braccia calde che mi stringevano. Lui è il mio eroe. L’unico vero eroe della mia vita.”
Arrossì.
“Sono vent’anni che non lo vedo. Lei gli somiglia tanto, sa?”
Sentivo che la piccola che avevo salvato quel giorno si era davvero innamorata. Non poteva che essere così. Peccato che in quella vita io avessi trentaquattro anni più di lei.
Ora aveva un uomo. Era giusto, era bello così. Lui era uno a posto. E io fui ancora più pieno di lei, dei miei ricordi, dei nostri momenti infiniti a guardare le stelle sui monti.
Io avevo faticato ad adattarmi, all’inizio. Avevo faticato immensamente. Ero arrivato laggiù solo un paio di giorni prima dell’incidente, appena in tempo per iniziare il viaggio con cui raggiunsi il posto preciso, per intervenire all’ora giusta.
L’avevo vista sulla curva, all’alba, e mi ero lanciato verso di lei. Sapevo chi guidava quell’auto. Ma questa volta non sarebbe stato importante che lo prendessero.
Mi bastava che lei si fosse salvata.
Helene non sarebbe finita su una maledetta pietosa sedia a rotelle per il resto della sua vita.
Per inciso, non mi avrebbe nemmeno mai conosciuto, non ci saremmo mai innamorati, non avremmo vissuto insieme. E, ora lo so per certo, io non avrei mai conosciuto il mio compagno di stanza all’università, Didier, il mio complice in questa pazzia; il topo da laboratorio, come lo chiamava lei, l’amico comune che ci aveva fatti incontrare.
La lasciai il giorno prima della partenza. Pensavo che così sarebbe stato più facile, anche per lei.
Facemmo l’amore quella sera, e poi le scrissi un biglietto; le spiegavo quanto l’amavo, ma anche che era finita. Diedi la colpa ai miei studi, alla mia carriera all’università.
Era l’unico modo in cui potevo farlo; non avrei mai potuto rivelarle dove andassi, né perché. Mi avrebbe considerato pazzo o, peggio ancora, mi avrebbe creduto e sarebbe forse anche riuscita a fermarmi. No, l’unica maniera fu lasciarla. Con amore, ma senza dubbi. Sperai che avrebbe tentato di odiarmi, e temetti che non ci sarebbe mai riuscita.
Si stava alzando il vento.
La voce di Helene, lassù in montagna, mi risvegliò da questo turbinare di ricordi.
“Si sente bene?” mi domandò.
“Certo. Mai stato meglio di oggi, mi creda. È stato davvero bello conoscerla.”
Chiacchierando, avevamo passeggiato per alcune centinaia di metri verso valle. Eravamo lontani dagli sguardi degli altri e mi salutò con un bacio sulle labbra. Rimasi sorpreso, ma da parte sua fu un atto spontaneo e naturale; per me invece fu travolgente, quasi come un altro balzo nel tempo.
“Porti il mio bacio ad Antoine” sussurrò.
Poi, senza guardarla, mi girai e iniziai a scendere.
Annegai nelle lacrime.
Ora, mi rimane l’unica parte divertente di tutta questa assurda storia.
Chissà se Didier mi crederà, quando domani gli dirò che il suo esperimento è riuscito. Mi riconoscerà, così invecchiato? Penserà che io sia un impostore? Chiamerà la polizia? Non sarà facile convincerlo che la sua macchina assurda ha funzionato.
Chissà se anche in questa vita Didier sta provando a realizzare il suo sogno; chissà se sta cercando qualcuno da spedire indietro nel tempo, come ha fatto con me.
Un pazzo che, pur sapendo che non c’è ritorno, si offra volontario.
Magari, per amore.


sabato 24 novembre 2012

1 maggio.

Ne prendo un pezzo e lo intitolo "1 maggio". Con buona pace del Manzoni.

"Pecché dinto maggio,
se piglia curaggio!
Sentenno l'addore
te nasce l'ammore".

"A maggio sultanto?
E sapite pecché?"

"E' maggio pè n'anno
pè chille c'o ssanno.
Pè chi nun vò bene
stu mese nun vene."

(E. De Filippo, "L'Ammore ched'E'?", estratto)

venerdì 23 novembre 2012

Chi?

Chi ti segue, Dintorni?
Chi resta nella tua mano fino al tramonto, chi seduto sullo scoglio guarda il mare coi tuoi occhi, chi da solo ti regala una lacrima mai detta?
Tutti gli altri non sono vivi.
La vita non la puoi aspettare, le devi andare incontro tu. A braccia aperte, e col sorriso.
Se no, i Dintorni, muore. Ma Dintorni è vivo.
Grazie, a te che resti.






martedì 30 ottobre 2012

Tempo.


Dopo il freddo, il sole tornerà.


sabato 4 agosto 2012

La infinita.

Vedi queste mani?
Han misurato la terra, han separato i minerali e i cereali,
han fatto la pace e la guerra,
hanno abbattuto le distanze di tutti i mari, di tutti i fiumi,
e tuttavia quando percorrono te, piccola,
grano di frumento, allodola,
non riescono a comprenderti
si stancano raggiungendo le colombe gemelle
che riposano o volano sul tuo petto,
percorrono le distanze delle tue gambe,
si avvolgono alla luce della tua cintura.
Per me
sei un tesoro più colmo d’immensità
che non il mare e i grappoli,
e sei bianca e azzurra e vasta come la terra nella vendemmia.
In questo territorio,
dai tuoi piedi alla tua fronte,
camminando, camminando, camminando
passerò la mia vita.

martedì 17 luglio 2012

Mille giorni e mille notti.

Un migliaio di giorni orsono, ricordo i tuoi occhi sorridenti pescare sguardi di amore possibile e incerto. Temerario e spaurito. Desiderato e temuto. Una seduzione a sedurre, un invito a esserci contro ogni speranza, un richiamo nascosto in fondo in fondo, là dove non esiste altro che la verità di noi. Quella che per quanto ti sforzi, irrompe nell'aria come pioggia e lava via ogni falso dubbio.
Alzai lo sguardo. Una volta sola, risposi. Poi fuggii via, a gambe levate, tante di quelle dannate volte.
Poi ti ritrovai in un dolce quando che non so più. Un quando atteso e improvviso, come un temporale d'estate, che pensi che sarà sì, ma sempre il giorno dopo, perché ormai è passato e ci vuol tempo.
Ma in realtà, da allora, non mi sono più fermato. 
Né, credimi, lo farò adesso.

giovedì 12 luglio 2012

Sussurrare sentieri.

Perché esistono i Dintorni?
Per parlare a se stesso urlando, per sussurrare sentieri, per scolpire linee che restano invisibili.
Come spedire il messaggio nella bottiglia. Il solo destinatario sei tu che la getti nel mare.
La verità è che non vedrai mai nulla di tutto ciò.
Perché non vuoi.
Bisogna saper essere soli, per vivere davvero.

domenica 24 giugno 2012

Ora si fa sul serio.

Ieri mattina sul pianerottolo del mio palazzo sono comparse quattro copie di buon augurio per una cultura, una società e una mentalità migliori e più libere.
Ebbene sì, faccio pubblicità perché ci credo. Left+Unità, il sabato.


domenica 3 giugno 2012

Sola

Non è stato facile, andar via, oggi. Lasciarti seduta su un prato verde, illuminato dal sole. Lasciarti guardare l'acqua da sola. Lasciarti annusare il vento da sola. Non è stato facile andar via, oggi. Abbi cura di tutto ciò che ti ho lasciato essere e fare. Da sola. (P.d.B.)

domenica 20 maggio 2012

Tempo.

Vado verso di te con tutto me stesso. Magari arrancando.
Tu, invece, vai avanti, solo verso te stessa, com'è giusto che sia, ora.
E così un rapporto che (ancora?) non c'è rischia di esaurirsi prima ancora di nascere.
E' proprio perché ti desidero, allora, che è bene che me ne vada via.
Un'altra volta.
Davvero.
Ma mi sfracello al pensiero... quanto tempo resta?

sabato 5 maggio 2012

Here she comes. April 5th, May 1st.

-Come stai?- le domandò stringendola.
-Bene, qui dentro.- fu il sussurro che ebbe in risposta.


venerdì 20 aprile 2012

Dicembre 2007 - aprile 2012. Sniff.


Libreria Mondadori, Circ.ne Histoniense, Vasto (CH)

Senza parole.

domenica 1 aprile 2012

Primo sole.



Vietato tuffarsi prima che il tepore sia vero calore. Per quanto...

domenica 25 marzo 2012

Larosa.


La rosa, la rosa, che mi hai regalato oggi. E' più piccina, ha lo stelo più corto di un tempo. Ma quanto è più bella, e quanto più vivrà. E tu. (P.d.B.)

domenica 18 marzo 2012

Piccola.

Oggi, negli occhi di una bambina che sussurrava a un cuore in un cappuccino, ho visto l'altra vita, quella che non ho vissuto. Per qualche istante eterno ho barcollato sulla linea incerta di confine fra i due mondi. So che mi sono salvato, anche se non so da cosa, tuffandomi nel lago di lacrime che c'era solo in uno dei due. Questo.
(P.d.B.)

lunedì 27 febbraio 2012

Sogni.

Basta con la voglia di gridare... scenda il silenzio.

domenica 26 febbraio 2012

Cammina!

I passi che vedi, caldi nella neve, sono per te. Seguili. E quando arriverai, in fondo alla valle, in cima al monte, gridami all'aria. Senza più paura di noi, sarò stato lì, per tutto il tempo che servirà. (P.D.B.)

venerdì 24 febbraio 2012

Parole.

Quando leggerai, rispondimi. Foss'anche fra un'eternità, tu rispondi. Fossero pure parole invecchiate, leggile, e rispondi. Fosse anche quando sarai un'altra, leggi! E rispondi. Fossimo pure consumati dalla vita, tutti e due, senza scampo. Rispondimi. (P.D.B.)

domenica 19 febbraio 2012

-La mia, unica, vera, donna!- gridò. Senza lacrime.

Mandò l'sms, attese ed ebbe la risposta. Persino migliore della migliore che pur s'era augurata.
Lavò l'auto sozza e innevata! Dopo due anni... andò, udite, in cerca di una giacca. Come un ragazzino. E mentre cucinava, il gran giorno, guardò con orrore la mano che pelava l'aglio e scaraventò l'olio in cottura nel lavandino. Matto sei? Dico, è l'ABBICI'.
Purtroppo, arrivò un altro sms.
La pelle d'oca avvizzì e lui bestemmiò.
La mia unica donna affidabile? Le faccio la foto.
S'andò persino a perdere in volgari battutacce di ordine equestre. Poi si sentì sciocco.
Non prendiamolo troppo sul serio. Il Nostro ha fatto vaccini su vaccini. E poi, è solo un uomo. Uno qualsiasi, per di più.

venerdì 10 febbraio 2012

10 febbraio 2012

Sta succedendo di nuovo, lo so, lo sento, e io non so. Se gioirne, o disperarmi. E come tutte le fiamme che si ravvivano inattese da un lembo risparmiato dal precedente incendio, la promessa è che le lingue saranno più alte e il crepitare più dolce. Sono io che mi faccio male, mi chiedo. Ma no. Sei tu che sei un'altra, e io cado nel dolce inganno con ogni pezzettino di me. Consapevole che potrebbe esserci uno schianto, sarò davvero pronto se così fosse? E' quel barlume di luce, che mi illude come un tiepido rossore sull'orizzonte innevato di questi giorni. E' così piccolo, ma è così rosso. Da schianto. Così stupendamente rosso, come un tocco sicuro di rossetto che da parola diventa desiderio. E l'attesa si fa carica di idee infinite che iniziano a galleggiare su gocce di un mare caldo che vorrei regalarti e che sorprende e spaventa me, per primo.
Regalami i tuoi occhi ché li merito, vedrai. Vedresti.
E io che pensavo che me n'ero andato per sempre.

giovedì 9 febbraio 2012

Cercasi!

Bacio.
Con.
Gli occhi.

mercoledì 8 febbraio 2012

Come un uomo sulla Terra.

Ieri sera ho visto questo film, in DVD. Lo potete comprare qui contribuendo al finanziamento della casa produttrice Zalab, oppure nel sito di Infinito Edizioni, qui.  
Dovreste farlo. Comprarlo, dico. In ogni caso potete vedere il film qui sotto, ma solo se davvero non potete permettervi di spendere 15 euro per comprare il film, che comprende anche il libro.



Poi dovete sapere che c'è un altro film sull'argomento, che sta per uscire. Si intitola "Mare chiuso". Bisogna sostenerlo. Il trailer è questo:


Mare Chiuso from Za Lab on Vimeo.

E se pensate che l'argomento sia superato perché Berlusconi e Gheddafi sono usciti di scena, vi sbagliate. Leggete qui e vedrete che ho ragione.
Non dormiamo.


Voi che vivete sicuri
Nelle vostre tiepide case,
voi che trovate tornando a sera
Il cibo caldo e visi amici:
Considerate se questo è un uomo
Che lavora nel fango
Che non conosce pace
Che lotta per un pezzo di pane
Che muore per un sì o per un no.
Considerate se questa è una donna,
Senza capelli e senza nome
Senza più forza di ricordare
Vuoti gli occhi e freddo il grembo
Come una rana d'inverno.
Meditate che questo è stato:
Vi comando queste parole.
Scolpitele nel vostro cuore
Stando in casa andando per via,
Coricandovi alzandovi;
Ripetetele ai vostri figli.
O vi si sfaccia la casa,
La malattia vi impedisca,
I vostri nati torcano il viso da voi.
 
(Se questo è un uomo, P. Levi)

venerdì 20 gennaio 2012

Nuova collezione.

Ieri è stata una giornata d'incontri. Ho deciso che inizierò una personale collezione mentale.
Ecco i primi tre esemplari:
1) occhi scuri, timidi ma diretti, tremanti al punto giusto, su corpo snello, viso dolce e dal sorriso falsamente timido e schiettamente provocante. Grazie, alle strambe procedure delle Poste, che hanno creato un breve incanto. Nelle prossimità di Piazza Mazzini.
2) occhi grigi alteri di castana che volgono al sorriso in risposta ai tuoi, in mezzo ad auto malmesse nei giri di ricognizione del mercoledì. Galeotto il parcheggio alla romana. Nelle prossimità di Piazza San Cosimato.
3) occhi castani identici a capelli castani che chiedono una goccia d'umanità e s'accontentano gioiosi di moneta diversa. Si ricordano di te poco dopo. Coincidenze. Mai tali. A piazza della Repubblica. Merci, MSF.
A giudicare da cotanto incipit, sarà proprio una gran collezione. Non metto immagini in questo post. Se non le vedete, problema vostro.
Evviva le piazze. Vi si scenda.