lunedì 12 settembre 2011

ELECTROWORKS!

Poco più di un anno fa con Dario Tatoli, Sound Designer, realizzammo questi esperimenti musicali che trovo geniali, grazie al suo talento.
Io feci del mio meglio per esprimere la voce adatta al "mestiere" di turno... questi sono i primi due file del progetto ELECTROWORKS.


ELECTROWORKS 1 - L"orologiaio (mp3)

ELECTROWORKS 2 - Il rigattiere (mp3)

venerdì 9 settembre 2011

No title (needed).

D'alba osan le brame.

lunedì 5 settembre 2011

Settembre.

L'ascolti strapparsi al cielo.
Crepita e viene giù.
Picchia forte fuori, accarezza dentro, lava via l'estate.
Ticchetta, scalpiccia e acqueggia sul davanzale della vita. Mormora frasi indistinte, suggerisce timidi battiti d'ali.
Fa venir voglia di riprendere il volo.
Di più.
Costringe.


sabato 3 settembre 2011

Tu risa.

Tu risa (P. Neruda) (mp3)

Il tuo sorriso.

Toglimi il pane, se vuoi,
toglimi l’aria, ma
non togliermi il tuo sorriso.
Non togliermi la rosa,
la lancia che sgrani,
l’acqua che d’improvviso
scoppia nella tua gioia,
la repentina onda
d’argento che ti nasce.
Dura è la mia lotta e torno
con gli occhi stanchi,
a volte, d’aver visto
la terra che non cambia,
ma entrando il tuo sorriso
sale al cielo cercandomi
ed apre per me tutte
le porte della vita.
Amor mio, nell’ora
più oscura sgrana
il tuo sorriso, e se d’improvviso
vedi che il mio sangue macchia
le pietre della strada,
ridi, perché il tuo riso
sarà per le mie mani
come una spada fresca.
Vicino al mare, d’autunno,
il tuo riso deve innalzare
la sua cascata di spuma,
e in primavera, amore,
voglio il tuo riso come
il fiore che attendevo,
il fiore azzurro, la rosa
della mia patria sonora.
Riditela della notte,
del giorno, della luna,
riditela delle strade
contorte dell’isola,
riditela di questo rozzo
ragazzo che ti ama,
ma quando apro gli occhi
e quando li richiudo,
quando i miei passi vanno,
quando tornano i miei passi,
negami il pane, l’aria,
la luce, la primavera,
ma il tuo sorriso mai,
perché io ne morrei.

Tu risa.

Quítame el pan, si quieres,
quítame el aire, pero
no me quites tu risa.

No me quites la rosa,
la lanza que desgranas,
el agua que de pronto
estalla en tu alegría,
la repentina ola
de plata que te nace.

Mi lucha es dura y vuelvo
con los ojos cansados
a veces de haber visto
la tierra que no cambia,
pero al entrar tu risa
sube al cielo buscándome
y abre para mí todas
las puertas de la vida.

Amor mío, en la hora
más oscura desgrana
tu risa, y si de pronto
ves que mi sangre mancha
las piedras de la calle,
ríe, por que tu risa
será para mis manos
como una espada fresca.

Junto al mar en otoño,
tu risa debe alzar
su cascada de espuma,
y en primavera, amor,
quiero tu risa como
la flor que yo esperaba,
la flor azul, la rosa
de mi patria sonora.

Ríete de la noche,
del día, de la luna,
ríete de las calles
torcidas de la isla,
ríete de este torpe
muchacho que te quiere,
pero cuando yo abro
los ojos y los cierro,
cuando mis pasos van,
cuando vuelven mis pasos,
niégame el pan, el aire,
la luz, la primavera,
pero tu risa nunca
por que me moriría.
 
Pablo Neruda