giovedì 4 agosto 2011

Costanza.

Il turista per caso siede fra drappi imperiali e nostalgie astratte e risibili di un'epoca andata, guardando il lago in subbuglio che gli si agita dentro. L'acqua è nera, l'aria è piovosa e batte un vento che gli porta via l'anima. Accende una sigaretta nottambula davanti a un faro erculeo che sa di insuperabili colonne, e sente il terrore di chi viveva in un'epoca antica. Respira a fondo il suo fumo di lago e si incammina verso l'ennesima notte solitaria.
Si sa, la notte porta consiglio, sebbene dietro a travestimenti da smascherare.
Il turista per caso si desta, e ritrova quel volto che aveva cercato inutilmente dentro di sé per troppe, allarmanti ore. E fa una scoperta di umanità (o così speriamo per lui) che riduce la sua atavica propensione alla creazione di dei a trasparente simulacro della propria debolezza.
Lo seguiamo incamminarsi lungo il molo, dove inizia il binario.
Il cielo si è arreso, e il grigio toglie vita tutt'intorno. Le mani in tasca, aperte, alla ricerca della propria pelle.

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